Non importa se sono lunghi solo qualche centimetro. Il loro aspetto, brutto e peloso, da un’idea di quanto possano essere pericolosi. Sto parlando dei parassiti della processionaria, piccolo insetto strisciante che ha effetti brutali sulle conifere. Nessuna pianta è al sicuro e in nessun luogo. La processionaria colpisce nei parchi, nei viali alberati, in montagna…ovunque. E, se non curata, compie una strage. Ogni anno nel nostro lavoro ci troviamo a dovere affrontare la lotta alla processionaria delle conifere, che ci offre sempre uno spettacolo poco gradito.
Dal nome scientifico Thaumetopoea Pityocampa, la processionaria è una larva fitofaga della famiglia dei lepidotteri che attacca le conifere, in modo particolare i pini domestici, i pini neri, i silvestri e i pini d’Aleppo.
Si nutre delle foglie, nidifica sui rami soffocando la pianta e, tra i suoi danni, c’è anche un grave indebolimento della pianta, che può trovarsi così esposta anche all’attacco di altre malattie. La larva di processionaria non conosce tregua. Divora le foglie e provoca gravi lesioni. Non è solo pericolosa per le piante, ma è anche urticante per l’uomo. La peluria che ne ricopre il tozzo corpo, che è poi la fonte del loro malefico potere, può causare irritazioni alla pelle e agli occhi.
Lo stato dei fatti ha portato a promulgare una legge che stabilisce l’obbligatorietà della lotta a questo parassita. Il fatto che questi insetti compiano una sola generazione l’anno non è consolante. Si riproducono a migliaia. Quando le piccole uova si dischiudono, di solito ad agosto, le temibili larvette hanno già un appetito famelico e iniziano subito ad attaccare la pianta divorandone le foglie. Fano una piccola pausa invernale, poi si risvegliano verso febbraio/marzo per darci dentro di nuovo. Forse abbastanza sazie, tra aprile e maggio raggiungono la maturità e lasciano il nido estivo. In processione, da cui il nome comune di questi parassiti, scendono lungo i rami e il tronco in formazione a piramide (parte un individuo, poi due in seconda fila, tre nella terza e via così), raggiungono il terreno e qui vi si rintanano.
Cosa fanno?
Non lo diresti mai, ma anche questi brutti esemplari hanno la capacità di trasformarsi in farfalla. Certo, non di quelle belle a cui tutti possiamo pensare.
Resta sempre il fatto che sono in grado di volare, andare su altre piante, riprodursi e continuare così a fare danni.
Come sconfiggerle? Come avviene la lotta alla processionaria delle conifere?
Come avrai capito non è una cosa semplice. Sono un vero e proprio esercito e colpiscono anche vaste aree.
Ci sono quattro metodi per la lotta alla processionaria delle conifere:
- Lotta chimica: sfrutta il momento in cui le uova si schiudono o del massimo volo e impiega trappole a base di “ferormoni sessuali”. Già, tramite questo espediente si possono monitorare, e catturare, questi pelosi lepidotteri. Anche il monitoraggio è importante: lo studio delle abitudini di volo, di deposizione delle uova e altri comportamenti è molto importante per prevederne le mosse e procedere con soluzioni sempre più mirare ed efficaci. Nelle trappole vengono usati prodotti larvicidi o chitino-inibitori.
- Lotta biologica: candidamente consigliata a maggior ragione nelle zone abitate, la lotta biologica alla processionaria avviene con prodotti a base di BTK, un batterio che sviluppa tossine in grado di debellare i bruchi della processionaria. Per questo metodo si sfrutta agosto, momento in cui le larve si dischiudono e iniziano a mangiare. Il batterio viene così ingerito e compie il suo dovere.
- Lotta meccanica: avviene con strumenti e attrezzature costose ed è eseguita solo da personale specializzato e dotato di tutti gli accessori protettivi per evitare il contatto con i peli. Si effettua tagliando gli apici intaccati e vengono bruciati i nidi. Con le norme vigenti attualmente, c’è l’obbligo di staccare i nidi e procedere al loro smaltimento in discariche predisposte. Il problema è che, così facendo, si rischia solo di spargere i peli in giro, accentuando il pericolo.
- Lotta per endoterapia: è una metodica recente che però sta dando ottimi frutti. Nella pianta vengono iniettati fitofarmaci a basso impatto ambientale. Questo trattamento può arrivare a proteggere il pino anche per tutto il periodo vegetativo. Questa tecnica ha il vantaggio di garantire che la cura arrivi a tutta la pianta, indipendentemente dalla sua altezza, a volte una questione complicata per le altre tecniche. Queste iniezioni vengono fatte nel periodo che va da fine estate ad autunno inoltrato.
Come hai potuto leggere questo della processionaria è un argomento spinoso, anzi una bella “gatta da pelare”. In ogni periodo dell’anno c’è sempre qualche motivo che ci tiene impegnati a proteggere le conifere dalla sua avanzata.
Fortunatamente oggi possiamo contare su metodi meno invasivi, per la pianta e per l’ambiente, e anche meno pericolosi per noi operatori.
Degli ottimi vantaggi per la tutela delle piante e della nostra salute.
Al prossimo consiglio.
Fausto